Intolleranza al lattosio
Il metabolismo del lattosio continua a coinvolgere l’interesse di antropologi, genetisti, fisiologi e clinici. Lo studio dei meccanismi della digestione e dell’intolleranza al lattosio ha portato spunti non solo sulle cause dietetiche dei sintomi funzionali intestinali, ma anche sull’evoluzione umana e sulla nutrizione, sulla cultura e sullo stile di vita. Dati recenti hanno dimostrato l’impatto della digestione del lattosio sul microbiota umano e sulla salute generale.
Prima di essere utilizzato dall’organismo il lattosio deve essere scisso in due zuccheri semplici: il glucosio e galattosio. Per effettuare tale reazione interviene l’enzima lattasi. Un deficit di questo enzima fa sì che il lattosio non digerito raggiunga il colon provocando richiamo d’acqua e di elettroliti nel lume intestinale, fermentazione batterica con produzione di acido lattico e acidi grassi a catena corta.
La sintomatologia è dose-dipendente: maggiore è la quantità di lattosio ingerita, maggiori sono i sintomi.
I sintomi che si manifestano in seguito all’esposizione al lattosio in soggetti con malassorbimento del lattosio definiscono l’intolleranza al lattosio. La principale causa di questo malassorbimento in adolescenti e adulti è la down-regolazione della lattasi successiva all’infanzia (non persistenza della lattasi).
Ricordiamo che l’enzima lattasi è una proteina integrata di membrana espressa negli enterociti e codificata dal gene LCT che si trova sul cromosoma 2.
Il malassorbimento del lattosio è il presupposto necessario per l’intolleranza al lattosio.
Possono verificarsi diverse situazioni cliniche:
DEFICIT CONGENITO DI LATTASI: l’attività enzimatica è praticamente nulla o ridotta dalla nascita a causa della mutazione del gene LCT.
DEFICIT DI LATTASI SECONDARIO: in questi casi i danni a livello dei villi intestinali deputati alla produzione di lattasi provocano intolleranza secondaria acquisita.
LATTASI NON PERSISTENZA: Deficit di lattasi primario dell’adulto.
I sintomi
I sintomi più comuni sono:
• dolori,
• gonfiori addominali,
• mal di testa,
• nausea,
• diarrea,
• flatulenza.
Fattori che influenzano l’intolleranza al lattosio:
1. Esposizione al lattosio,
2. Ipersensibilità viscerale,
3. funzioni digestive: dieta, tempo di transito intestinale, microbioma.
I TEST
1. HYDROGEN BREATH TEST: test del respiro
Misura la quantità di idrogeno presente nel respiro del paziente prima e dopo l’ingestione di lattosio in dose standard (20-25 g).
Non è in grado di stabilire se l’intolleranza al lattosio sia di origine genetica o secondaria e quindi permanente o transitoria. Dura 3-4 ore.
Presenta dei limiti poiché non si può somministrare ai bambini.
2. Il test genetico
Il test per l’intolleranza al lattosio indica se il soggetto presenta o potrà sviluppare una riduzione dell’attività dell’enzima lattasi su base genetica. Analizza nel Dna la presenza del polimorfismo LCT-13910.
Il genotipo LCT-13910: C/C è associato a malassorbimento di lattosio.
Il genotipo LCT-13910: T/T è associato a tolleranza.
Il genotipo LCT-13910: C/T presenta un fenotipo intermedio.
Il test può dare informazione sulla possibilità di andare incontro a un malassorbimento primario, ma non può verificare la predisposizione a un malassorbimento secondario causato da un danno alla mucosa dell’intestino, ad esempio dal morbo di Crohn.
Per il test genetico non è richiesta preparazione e il risultato non è influenzato da fattori esterni e abitudini di vita. Si esegue una volta e non è invasivo.
Il test è consigliato a tutti coloro che presentano sintomatologia tipica intestinale da malassorbimento per il lattosio (nausea, senso di gonfiore, crampi, meteorismo, disturbi intestinali o rash cutanei).
Predisposizione ad intolleranza al lattosio: questo test genetico può implementare le informazioni ottenute dal breath test, migliorando la diagnosi dell’ipolattasia dell’adulto. In tutti i soggetti con breath test negativo, il test genetico dà un valore inequivocabile che è capace di escludere i falsi negativi e elimina la necessità di altri test. In soggetti positivi al breath test, che risultano però lattasi persistenti all’analisi genetica, la causa della ipolattasia è da ricercare in cause secondarie che possono essere alla base. In tal senso il test genetico rappresenta un aiuto in grado di allertare il professionista rispetto alla presenza di patologie latenti che potrebbero essere la vera causa delle evidenze sintomatiche.
Come eseguire il test per l’intolleranza al lattosio
Per eseguire il test è sufficiente un tampone boccale per prelevare il materiale genetico in modo sicuro e indolore.
È stato constatato che il consumo regolare di lattosio diminuisce i sintomi di intolleranza al lattosio in individui con genotipo non tollerante, probabilmente grazie all’adattamento del microbiota. In uno studio su giapponesi sani, la grande quantità di bifidobatteri è correlata positivamente con l’assunzione di latticini nella dieta.
Terapia
Non è necessaria una dieta restrittiva priva di lattosio. I pazienti in genere tollerano fino a 250 ml di latte al gg, 12 gr di lattosio. L’assunzione dell’enzima lattasi in pasticche oppure l’utilizzo di prebiotici che producono lattasi favoriscono la digestione del lattosio e i sintomi. Si può avere una buona tolleranza del lattosio manipolando il microbiota intestinale tramite prebiotici. È stato dimostrato che l’implementazione della dieta con galactooligosaccaride puro può migliorare i sintomi nei soggetti intolleranti.
Il trattamento di soggetti con ipolattasia è consigliato solo in presenza di sintomi di intolleranza al lattosio. Poiché non sia ancora stata riconosciuta una terapia in grado di risolvere del tutto i sintomi di questa intolleranza. Possono essere utilizzati approcci non farmacologici o farmacologici per contrastarli.
Consigli pratici: L’inserimento di latte e derivati nella dieta aiuta a soddisfare i fabbisogni nutrizionali giornalieri di alcuni nutrienti. Le persone che non consumano latte e derivati perché intolleranti al lattosio, possono manifestare carenze di nutrienti essenziali di cui questi alimenti sono ricchi. È pertanto consigliato non rinunciare alla giusta dose bilanciata di questi alimenti, utilizzando latticini senza lattosio in presenza d’intolleranza. Si consiglia l’utilizzo di latte delattosato, il consumo di lattoderivati fermentati o stagionati, in contemporanea di altri alimenti insieme al latte, la distribuzione di piccole dosi di latte nei vari spuntini nell’arco della giornata, e la progressiva somministrazione di quantità sempre maggiori nel tempo.
Questo approccio può portare ad un progressivo adattamento della flora microbica intestinale e condurre quindi un miglioramento della sintomatologia.
Alimenti consentiti e consigliati
➔ Formaggi stagionati,
➔ latte delattosato,
➔ legumi secchi,
➔ bevande di soia, riso,
➔ pane semplice integrale o bianco, pasta, riso.
Nel software Keyson, le dinamiche che riguardano l’intolleranza al lattosio sono state studiate e implementate grazie alla collaborazione scientifica.
Nella sezione Nutrigenetica è possibile contattare direttamente Eurofin Genoma per richiedere informazioni o per l’invio/ritiro dei kit e inserire i valori dell’esame genetico del paziente , in caso di risultato positivo, il software vi supporta e vi aiuta nella personalizzazione del piano nutrizionale.