L’allattamento materno è il modo più naturale di nutrire il bambino e la sua promozione è considerata da tempo una priorità di salute pubblica.
L’UNICEF lo indica come un diritto nell’art. 24 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Allattare non è semplicemente un modo di nutrire il bambino, ma una rete complessa di relazioni tra madre e figlio che agiscono sullo sviluppo cognitivo e psicomotorio, sul comportamento e sul benessere psicologico del bambino stesso.
L’OMS, l’Unicef e le associazioni mediche di tutto il mondo raccomandano l’allattamento esclusivo al seno per i primi 6 mesi di vita, seguito da un allattamento al seno complementare fino ai 2 anni e oltre.
Il latte materno è il nutrimento perfetto per i lattanti e non esiste formulazione artificiale che lo possa eguagliare.
Esso infatti è il risultato di milioni di anni di evoluzione, e si è adattato alle esigenze del neonato.
Contiene molte proteine complesse, lipidi e carboidrati, le cui concentrazioni cambiano drasticamente sia durante una singola poppata, che durante l’allattamento, in funzione dei bisogni del bambino.
Oltre ai nutrienti, il latte materno contiene numerosi composti bioattivi, fattori di crescita, ormoni, citochine, chemochine e composti antimicrobici che svolgono ruoli diversi, guidando sia lo sviluppo del sistema immunitario dei bambini che il microbiota intestinale.
Allattare al seno è un passaggio importante nel processo riproduttivo delle donne e offre benefici sia alla madre che al bambino.
Esso aiuta il piccolo a crescere e svilupparsi nel modo migliore ed a mantenere i benefici anche nel tempo, contribuisce ad una migliore conformazione della bocca, migliore sviluppo neurologico ed immunitario ed a ridurre il rischio della Sudden Infant Death Syndrome, la Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante (SIDS).
Il latte materno contiene anticorpi e fattori protettivi che proteggono da infezioni respiratorie, asma e gastrointestinali.
I bambini allattati al seno, hanno minore probabilità di sviluppare obesità infantile e diabete ed incorrere in allergie alimentari e coliche.
Studi epidemiologici hanno evidenziato come l’allattamento al seno sembri essere correlato alla buona salute fisica ed emotiva della madre durante il puerperio, il periodo dell’allattamento e tutta la sua vita futura.
Si è visto infatti che rispetto alle donne che non allattavano al seno, le donne che allattavano hanno riferito di cercare cure mediche meno frequentemente, una minore frequenza di malattie respiratorie, cardiocircolatorie e gastrointestinali, nonché un minor numero di sintomi legati a problemi emotivi.
Tra i benefici per la madre a breve termine si annoverano: involuzione uterina, riduzione del sanguinamento, riduzione delle infezioni ridotte, amenorrea lattazionale, riduzione di adiposità e peso, depressione post-partum , stress e ansia, miglioramento dell’immagine corporea.
Effetti importanti anche a lungo termine: come riduzione del rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore seno, ovaio, utero e patologie come diabete, osteoporosi, ipertensione e malattie cardiovascolari, sindrome metabolica.
Ottobre è stato il mese dedicato all’allattamento materno.
Nonostante i tanti benefici, nessuno Stato al mondo ha raggiunto pienamente gli standard raccomandati sull’allattamento al seno come evidenzia la scheda “Global Breastfeeding Scorecard”, che analizza i dati di 194 Stati, e mostra come solo il 40% dei bambini tra 0 e 6 mesi viene allattato esclusivamente con latte materno – come prescrivono OMS e UNICEF – e in appena 23 Stati il tasso di allattamento al seno supera il 60%.
In Italia la situazione rispecchia l’andamento mondiale. La percentuale di mamme italiane che allattano al seno fino al 6° mese infatti è del 30%, ed ancora inferiore al sud.
Come emerge dallo “Studio Nascita” promosso dall’Istituto Mario Negri in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri.
Il campione era composto da 809 bambini, di cui 415 maschi (51,3%) e 394 femmine (48,7%). Il 44% dei bambini risiede nel Nord Italia, il 23% nel Centro e il 33% nel Sud. Alla dimissione dopo il parto, il 71% dei neonati è allattato al seno in modo esclusivo.
Questa percentuale scende a 65% dei bambini al momento della prima visita (primo mese di vita) e al 59% nella seconda (compimento del secondo mese). Solo il 30% dei neonati è allattato esclusivamente al seno almeno fino al sesto mese.
Lo svezzamento avviene in media a 5,3 mesi e il 64% dei bambini viene ancora svezzato in modo tradizionale mentre il 36% è stato svezzato con alimentazione complementare a richiesta (nota anche come auto-svezzamento). Il 72% dei bambini con alimentazione complementare a richiesta mangia gli stessi cibi dei genitori, mentre nel 28% dei casi il pasto è preparato appositamente per loro.
L’allattamento esclusivo al seno almeno fino al sesto mese prevale nelle regioni del Centro (34,4%), del Nord (31,3%) e scende notevolmente al Sud (23,9%). Prevale nelle occupate (32,9%) rispetto alle mamme casalinghe o disoccupate (21,6%), e con un’istruzione universitaria (31,9%) piuttosto che elementare (17,1%). È più probabile se il parto è stato spontaneo (31,8%) e meno probabile in caso di cesareo (24,2%). L’allattamento prolungato al seno è inoltre più diffuso tra chi ha già avuto figli (32.2%) rispetto alle primipara (27,2%). L’età della mamma al parto e la nazionalità hanno, invece, un’influenza trascurabile sulla prevalenza di allattamento esclusivo al seno.
L’allattamento è fondamentale per il raggiungimento di diversi fra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (2016-2030).
Esso contribuisce a migliorare la nutrizione (Obiettivo 2), a prevenire la mortalità infantile e il rischio di malattie non trasmissibili (Obiettivo 3), favorisce lo sviluppo cognitivo e l’istruzione (Obiettivo 4), e contribuisce indirettamente a contrastare la povertà, a promuovere la crescita economica e a ridurre le disuguaglianze sociali.
Pertanto il Global Breastfeeding Collective chiede ai governi di:
- Aumentare lo stanziamento di fondi per ampliare i tassi di allattamento dei bambini dalla nascita ai 2 anni di vita.
- Applicare pienamente il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e le risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità attraverso severe misure legali, che siano fatte rispettare e monitorate in modo indipendente da organizzazioni libere da conflitti di interesse.
- Promuovere il congedo familiare retribuito e altre misure per favorire la pratica dell’allattamento nei posti di lavoro, che abbiano come requisito minimo le Linee-guida sulla protezione della maternità dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), inclusi provvedimenti da applicare al settore dell’economia c.d. sommersa.
- Implementare i 10 Passi per l’allattamento materno nei punti nascita, che comprendano anche la fornitura di latte materno per i neonati prematuri, malati o altrimenti vulnerabili.
- Facilitare l’accesso per le madri a personale qualificato per l’allattamento, quale parte di programmi e politiche per l’allattamento nelle strutture sanitarie.
- Rafforzare i legami tra le strutture sanitarie e le comunità locali, e incoraggiare le reti comunitarie per proteggere e promuovere l’allattamento al seno.
- Potenziare i sistemi di monitoraggio che traccino i progressi delle politiche, dei programmi e dei finanziamenti, stabilendo e perseguendo obiettivi nazionali e globali per l’allattamento.
BIBLIOGRAFIA:
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Sattari M, Serwint JR, Levine DM. Maternal Implications of Breastfeeding: A Review for the Internist. Am J Med. 2019 Aug;132(8):912-920.
Del Ciampo LA, Del Ciampo IRL. Breastfeeding and the Benefits of Lactation for Women’s Health. Rev Bras Ginecol Obstet. 2018 Jun;40(6):354-359.
https://www.epicentro.iss.it
https://www.unicef.it
https://nascita.marionegri.it
Ringraziamo il Dott. Paride Travaglini – Collaboratore di Keyson per questo articolo.